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La tappa di Alghero ha inaugurato giovedì 12 aprile la seconda edizione di Freemmos

Con lo slogan “la parola ai giovani”, ha preso il via giovedì 12 aprile da Alghero la seconda edizione di “Freemmos”, il progetto ideato dalla Fondazione Maria Carta con l’obiettivo di sensibilizzare i cittadini e le istituzioni sul fenomeno dello spopolamento che investe interi piccoli centri della Sardegna. Dopo la positiva esperienza del 2017, con gli appuntamenti di Monteleone Rocca Doria, Baradili, Sassari e Fonni, la carovana di Freemmos è ripartita più motivata che mai, con il suo carico di idee, proposte e testimonianze.

È significativo che la prima tappa del 2018 sia partita da una scuola, precisamente la scuola media “Maria Carta” di via Malta, istituto comprensivo n. 2 di Alghero. Le parole dei giovani studenti, in alcuni casi emozionanti e persino sorprendenti, hanno reso interessante il dibattito condotto dal giornalista e scrittore Giacomo Mameli e dalla docente di sociologia Antonietta Mazzette, fornendo una chiave di lettura fornita da chi, i giovani appunto, sono coloro i quali determinano in maggior misura il fenomeno dello spopolamento che interessa i piccoli comuni e non solo. Dal dodicenne dalle idee chiare Mattia, dalla Svizzera insieme ai genitori, ma già deciso a ritornare un domani nel suo paese «perchè sono nato lì e lì voglio tornare».

Una frase che ha colpito la platea, ma che riassume sostanzialmente il concetto espresso anche dagli altri studenti intervenuti. Partire sì, ma per tornare. Dai neolaureati ai quali, nonostante le competenze e i titoli acquisiti in anni di studio, talvolta anche con anni passati all’estero per perfezionare le lingue, arricchendo quindi ulteriormente la propria preparazione, nessuna azienda sarda offre un’opportunità, costringendoli o a proseguire gli studi con Master e ulteriori approfondimenti, con la speranza di essere prima o poi inseriti nel mondo del lavoro, o appunto a cercare fortuna altrove, lasciando il proprio paese. Sostanzialmente dunque, il concetto emerso è che i giovani sono anche disposti a viaggiare, fare esperienze e arricchire le proprie competenze all’estero, ma vogliono avere la legittima possibilità di poter scegliere di tornare e lavorare, sistemarsi e vivere nel proprio paese. Tutto ciò al momento è una chimera e chi parte, nella maggior parete dei casi, non torna perché qua il lavoro non c’è.

Il dibattito è proseguito con le testimonianze di alcuni esponenti del mondo del lavoro e dell’impresa, Pierluigi Pinna (Abinsula), Maria Grazia Murroccu (Azienda agrituristica “Sa Mandra”), Mario Paffi (direttore museo delle Maschere di Mamoiada) e Salvatore Maltana (progetto Jazz Alguer), raccolte da Ornella Porcu, sociologa esperta di marketing. Nella discussione si sono inserite le interessanti domande fatte dai giovani studenti. Dalle parole si è poi passati all’intrattenimento con l’esibizione dei giovani mamuthones e issohadores della pro loco di Mamoiada.

Sul palco dell’auditorium si sono poi susseguite le performance dei tanti artisti di spessore che hanno ancora una volta dato lustro a Freemmos con la loro presenza. Franca Masu e Claudio Gabriel Sanna, Gravity Sixty, Fantafolk, Piero Marras, Maria Giovanna Cherchi, Tressardi e Train to Roots.

Il momento più emozionante è stato però l’esibizione dei Mori per Sempre, un neonato gruppo vocale ideato dal vulcanico Umberto Graziano, composto da sei
giovani ragazzi nigeriani ospiti in un centro di accoglienza di Sassari che, accompagnati al piano da Andrea Desole, hanno proposto una versione molto toccante di un classico della tradizione sarda, “Non potho reposare”, facendo breccia nel cuore dei numerosi presenti.
«Un grande esempio di volontà di integrazione e di come la musica abbatta tutte le barriere», ha detto il presidente della Fondazione Maria Carta Leonardo Marras.
«Con Freemmos facciamo dibattere sul tema dello spopolamento con la musica. Non risolviamo il problema ma accendiamo un faro in quelle piccole comunità».

Presenti anche i sindaci di Monteleone Rocca Doria, Baradili e Fonni, centri che, oltre a Sassari, finora hanno ospitato le altre tappe di Freemmos, Alessandro Satta, vice sindaco di Bortigali, il paese che ospiterà la terza tappa del 2018 il 6 maggio, oltre al primo cittadino del comune catalano Mario Bruno. «Due sono i motivi che giustificano la giornata ad Alghero – ha detto Bruno,- Il primo riguarda la difficoltà che hanno i giovani a restare. La nostra è una città prevalentemente di turismo balneare. Ci stiamo impegnando perché si possa garantire questo tutto l’anno con l’arte e la cultura, insieme a lavori tradizionali, nell’artigianato e nell’agricoltura. Ringrazio la Fondazione Maria Carta che ci ha consentito di sentire i giovani, che possano andare istruiti incontro al mondo».

Nel corso della giornata è stato anche presentato il video ufficiale della canzone “Freemmos”, con testo di Michele Pio Ledda e Mariano Melis, che ha curato anche le musiche e al quale va il merito di aver coinvolto docenti, alunni e
artisti nella prima tappa del progetto. «Le canzoni nascono da un’ispirazione. Ho avuto la fortuna di essere a Monteleone Rocca Doria un anno fa . Si respirava un’aria particolare e lì dopo aver sentito l’intervento di Leonardo Marras dire che, i nostri giovani partono con il tablet in mano e le launeddas nel cuore, si è accesa la lampadina», ha raccontato Mariano Melis. «Il messaggio del testo è chiaro. Rimaniamo nei nostri comuni, ma se dobbiamo partire andiamo, però con l’idea di ritornare nella nostra terra, che è viva e straordinaria, con una ricchezza di cultura e di tradizione che è inaguagliabile. Il nostro è un contributo a tenere viva l’attenzione sul problema dello spopolamento dei piccoli centri».
Il prossimo appuntamento è in calendario il 28 aprile a Monteleone Rocca Doria, un ritorno, per il primo anno di Freemmos.


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