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Un anno di Freemmos nella tappa di Monteleone Rocca Doria

Si è tornati dove tutto è cominciato. A distanza di un anno da quel 25 Aprile del 2017, la carovana di Freemmos il progetto promosso dalla Fondazione Maria Carta per sensibilizzare i cittadini e le istituzioni sul fenomeno dello spopolamento, è ritornata sabato scorso 28 aprile a Monteleone Rocca Doria, il più piccolo paese della provincia di Sassari, per la seconda tappa del 2018. E’ stata l’occasione per tracciare un primo parziale bilancio su un problema che investe numerosi centri della Sardegna. Fin dal primo mattino, l’incantevole paesino che domina la valle, si è animato, con dibattiti, testimonianze, musica e sapori.

All’interno della piccola chiesa di Sant’Antonio Abate, dopo una piccola parentesi musicale dei Mori per Sempre, si è svolto il dibattito, coordinato dal giornalista Giacomo Serreli al quale hanno preso parte il sindaco di Sassari Nicola Sanna e la prima cittadina di Fonni Daniela Falconi, il presidente della Coldiretti Sardegna Battista Cualbu, Alessandra Arru, membro fondatore della SSEO (Osservatorio delle Dinamiche Sociali ed Economiche della Sardegna), Raffaele Idda, allevatore e titolare di un’azienda zootecnica di Villanova Monteleone, e il presidente della fondazione Maria Carta Leonardo Marras. A spezzare il dibattito, l’applaudita esibizione musicale del coro di Oniferi e di Vanni Masala.

Ma quanto si sta spopolando la Sardegna? Il fenomeno è vero che investe soprattutto i piccoli centri e l’interno dell’isola. I numeri generali però dicono anche altro. Lo ha spiegato Alessandra Arru (SSEO – Osservatorio delle Dinamiche Sociali ed Economiche della Sardegna), che nel suo intervento è partita da una domanda: il fatto di essere un’isola è di per sé un problema? La risposta è che basta vedere quello che accade altrove. I trasporti e la continuità territoriale sicuramente incidono parecchio. E poi errate politiche di sviluppo: il turismo, per esempio, è solo al terzo posto come quota del Pil isolano, dopo agricoltura e quello che rimane dell’industria. La Sardegna, allora, subisce un calo complessivo della popolazione: il saldo morti- nascite dice che si perdono 5mila abitanti all’anno. Il trend, come noto, riguarda soprattutto i piccoli paesi e le zone interne, con uno spostamento continuo di abitanti verso le coste. «Monteleone Rocca Doria – ha detto Alessandra Arru – si trova in una delle zone che maggiormente soffrono di spopolamento, dove Padria rappresenta il caso più grave. Unici posti che godono di buona salute nel nord dell’Isola sono Alghero e Sassari, più Usini, Tissi e Ossi che hanno visto crescere la popolazione, ma anche Stintino e Bosa. La Sardegna sarà l’isola europea con il più grave decremento demografico, mentre altre isole del Mediterraneo stanno meglio come le Baleari, che con una superficie molto ridotta rispetto alla Sardegna nel 2080 avranno un milione e mezzo di abitanti, mentre noi saremo un milione (oggi siamo un milione e 600 mila)». Nei prossimi 20-40 anni crescerà anche la Corsica, del 50 per cento, Islanda +42, Malta +13 (ma Sicilia -16, Sardegna -34).

«Già diversi anni fa tanti allevatori lasciarono il centro della Sardegna per motivi legati a pascoli e terreni migliori, tra l’altro non più coltivati da coloro che avevano preferito lavorare, per esempio, al Petrolchimico di Porto Torres», ha ricordato Battista Cualbu (Coldiretti), originario di Fonni e residente a Sassari. Il sogno dell’industria è stato poi consegnato allo storia e oggi ben poco è rimasto. «Oggi allora la soluzione per uno sviluppo della Sardegna ritengo sia uno solo: occorre mettere insieme turismo e agroalimentare, superando una visione per settore e lavorando invece tutti insieme per un progetto e un obiettivo comune e condiviso», ha aggiunto Cualbu. «In questo anno di viaggio di Freemmos abbiamo capito che c’è la voglia di riscattare la nostra terra. Abbiamo 377 comuni, e quelli più piccoli che stiamo scoprendo sono autentici gioielli. Ben vengano allora le proposte che i nostri sindaci stanno già mettendo in campo. Servono idee innovative e da qui bisogna partire», ha detto Leonardo Marras. «Stiamo scoprendo un’isola ricca di progetti. Un capitale umano che non possiamo permetterci di perdere».

Nel pomeriggio, a farla da padrona è stata la musica, dapprima con il coro di Villanova Monteleone, Su Romanesu di Romana, Caras di Sassari e Bonoighinu di Mara, che si sono esibiti all’interno della chiesa. A seguire, nel sagrato ha avuto inizio la lunga maratona musicale che ha visto susseguirsi sul palco, Mariano Melis con i ragazzi della scuola Maria Carta di Alghero, i canti a chiterra di Gavina Fiori e Miriam Fiori (con l’accompagnamento di Nino Manca alla chitarra e Graziano Caddeo alla fisarmonica), Francesco Piu, Quilo Sa Razza, l’organettista Vanni Masala, i Double Dose, la cui esibizione è stata interrotta dalla pioggia ed è proseguita completamente unplugged all’interno della chiesa. La chiusura è stata affidata a due storiche band come Cordas et Cannas e Bertas.

Da Monteleone Rocca Doria ha preso il via un’iniziativa solidale che la Fondazione Maria Carta ha deciso di sostenere e che proseguirà nel corso delle successive tappe di “Freemmos”. Si tratta della raccolta fondi a favore di Cristina Rosa, giovane musicista di Cuglieri affetta da una malattia rara, la “Neuroborrelliosi di Lyme”, trasmessa generalmente dal morso di una zecca. Cristina necessita di cure continue che vengono effettuate negli Stati Uniti. La terapia si sta rivelando efficace ma costosa. Per questo è necessario il massimo sostegno. Per tutta la giornata è stato allestito uno spazio informativo e di raccolta fondi a cura dell’associazione Misericordia di Villanova Monteleone.
Ora, il pensiero degli organizzatori è ora già rivolto alla terza tappa di Freemmos
2018, in programma domenica prossima 27 maggio a Bortigali.


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